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Storia

Il borgo antico sorge su uno sperone di arenaria cementata e massiccia. Domina la valle del Ferro, solcata dall'omonimo fiume, una volta noto come fiume Acalandro. L'Acalandro era il confine fra la Siritide e la Sibaritide. La Sibaritide si estendeva dal fiume Trionto all'Acalandro e la Siritide dall'Acalandro al fiume Aciris (Agri). In un testo del 1601 viene riportato:" altre abitazioni nella parte orientale della provincia, cominciando dal fiume Siri infino al fiume Acalandro...sono queste, La Rocca Imperiale,...Riolo,... Boleto ".

Strabone(63 a.C. - 20 d.C) cita detto fiume parlando della guerra sostenuta dai Tarantini, quando questi ultimi assoldarono Alessandro il Molosso, re dell'Epiro e zio di Alessandro Magno.

Il kastro di Oriolo era all'incrocio fra il valico montano che da Pandosia attraversava la Lagaria, Serra Maiori, il territorio di Oriolo, fino a Sibari, oltre il Pollino, e la strada di penetrazione lungo la valle dell'Acalandro.

L'attuale città fortificata venne costruita per difendersi da eventuali invasioni saracene. E' tristemente nota quella di Abbas Ibn Fadhl, poi sconfitto da Ludovico II, e Niceforo Foca. Un'altra più feroce invasione fu quella di Ibrahim Ibn Ahmed, che mise a ferro e fuoco la Calabria, soprattutto lungo la costa. Giorgio Toscano, nella sua " Storia di Oriolo " (1695), probabilmente si riferiva a questo periodo per affermare che le popolazioni della costa, per non essere sterminate dagli infedeli, si ritrassero "sotto lo scoglio" di Oriolo, insediandosi nella contrada Ravita. Poi costruirono abitazioni a più piani... " che cinsero con mura merlate". Resti di dette mura erano visibili anni addietro soprattutto a SW delll'attuale Centro Storico. Nel periodo bizantino il consolidamento dello stato, la nuova organizzazione sociale, la ripresa economica, il fervore monastico, recano un rinnovamento profondo e trionfante.(Quilici)

Il territorio " si copre di una fitta rete di abitati,di città; i nuovi insediamenti bizantini dei kastra e degli oppida, il carattere dell'espansione agraria legata al sistema delle torri e dei casali fortificati testimoniano la fitta maglia di tutela alla pace del territorio. "(Quilici-Siris Heraclea)

Atti notarili fino al 1139 chiaramente parlano del kastro di Oriolo. Nell'atto il nome di Oriolo è riportato come kastron Ourtzoulon. Negli atti successivi è riportato come kastron Ourzoulon (1117) , Ortzoulon(1131), Orgilon(1132), Orghiolon(1186), Ordeolum (1221-atto di donazione di Federico II di Svevia). Nel settembre del 1117 Mabilia, contessa di Oriolo, donò al monastero della SS. Trinità di Cava, al suo abate Pietro ed agli altri fedeli la chiesa di S. Pietro di Bragalla con i casali e tutte le pertinenze che possedeva nell'ambito del territorio di Oriolo. Con l'abbandono dei territori da parte di Bisanzio cominciò la loro latinizzazione e subentrarono le monarchie normanne.

Intorno all'anno mille Oriolo era già una "civitas" e, per come detto, sede notarile; infatti l'atto del 1015 si conclude:" sottoscritto da me Leone notaio della città di Oriolo ". Della grandezza e importanza di Oriolo se ne ha riconferma da una bolla del Papa Alessandro II del 13 Aprile 1068 inviata ad Arnaldo, arcivescovo di Acerenza.Risultano appartenenti alla Sede metropolitica le "città" di Venosa, Montemilone, Potenza,...Gravina, Matera, Tursi... VIROLO (Oriolo), con i castelli, pagliai, agglomerati urbani minori, monasteri e cittadini.(Italia Pontificia,IX,pag. 456;Ughelli (Tomo VII,37);Nigro-"Memorie...sulla città di Tursi.

Nel 1129 Oriolo venne cinto d'assedio e preso da re Ruggero. " Fu nuovamente teatro d'armi lo stesso anno ".(Quilici, Siris Heraclea)

Con un atto del 24 aprile 1221 Federico II di Svevia donò al convento dei Cistercensi di S. Maria del Sagittario "una grandiosa foresta" nel territorio di Oriolo. Nel 1679 ancora alcuni cittadini di Oriolo corrispondevano il terraggio al cardinale Vidone, Commendatario dell'abbazia del Sagittario. Nel 1246 Oriolo era tenuto in subfeudo da Ruggero De Amicis, come è dichiarato da un protocollo del 10 gennaio 1277. Ruggero De Amicis , " feudatario di Cerchiara, Albidona, ORIOLI, ... era uno degli alti funzionari siciliani più in vista e fu da ultimo Gran Giustiziere. Partecipò alla congiura contro Federico II insieme a Pandolfo di Fasanella, vicario generale in Toscana, ed ai fratelli Morra. La congiura venne scoperta da Riccardo di Caserta e ai congiurati vennero confiscati i beni. Ruggero morì nel 1248 e, quindi, fu il figlio Corrado ad essere reintegrato nella baronia di Oriolo dopo il perdono di Federico. E' opportuno ricordare Ruggero De Amicis anche per il suo contributo alla Scuola Siciliana;si scambiava, infatti, versi e ballate con Rinaldo d'Aquino, uno dei maggiori rappresentanti di detta Scuola "fra i più grandi nella corte di Federico".

Nel 1265 Oriolo era posseduto da Carlo II d' Angiò. Dai registri angioini del 1276 si evince che Oriolo contava 1025 abitanti. Nel 1278 era signore di Oriolo Calgono della Marra.I della Marra ebbero, probabilmente, il feudo fino al 1400. Oriolo, infatti, nel 1403 era già posseduto dai principi di Salerno e Grandi di Spagna della famiglia Sanseverino che, però, capeggiarono una congiura e il feudo venne incamerato dalla Regia Corte. Oriolo continuò ad essere demanio regio sotto Giovanna I, re Ladislao, e Giovanna II. Alla morte di Ladislao (1414) i cittadini di Oriolo si ribellarono. La regina Giovanna, con atto del 14 ottobre 1414, concesse l'indulto e in seguito dette agli oriolesi il privilegio di essere esenti dalla giurisdizione dei regi governatori e dal Giustizierato della Provincia di Vallograto e Terra Giordana.

Il 3 giugno 1428 Ludovico III " compatendo i danni subiti dalla Università a causa delle guerre con incendi, distruzione di case, riconoscendo la diminuzione della popolazione per il trasferimento in altri luoghi " e soprattutto per la fedeltà e la devozione alla corona, concedeva umerosi sgravi fiscali. Negli atti di Ludovico III non c'era più la dicitura:" della nostra terra di Oriolo", ma semplicemente "Terrae Ordeoli" a significare che era estinta la giurisdizione regia. Cominciava quella baronale; infatti il feudo di Oriolo passò poi ai Sanseverino che si macchiarono nuovamente del reato di ribellione ma, "ridotti alla fedeltà", in data 17 gennaio 1461, supplicarono il re affinchè "si degnasse di fare indulto ad essi, Signori sudditi e vassalli". Chiesero ancora la riconferma e la nuova concessione delle città, terre e castelli, dei beni burgensatici e feudali. Ferdinando I d'Aragona, detto Ferrante, restituì i beni ai Sanseverino, dando a Giovanna la Terra di Diano, a Roberto il principato di Salerno, a Barnabò Corigliano, Casalnuovo, Amendolara ed Oriolo in Calabria Citra. Durante la guerra fra Carlo V e Francesco I Oriolo subì per 25 giorni l'assedio delle truppe francesi, comandate dal generale Odet de Foix, visconte di Lautrec (1485-1528).

Successivamente Francesco I venne sconfitto da Carlo V, che ridonò il feudo ai Sanseverino. Dopo l'ennesima congiura,nel 1552, l'imperatore Carlo V processò e dichiarò fellone Ferdinando Sanseverino, colpevole di "lesa maestà". Il feudo di Oriolo venne incamerato dalla Regia Camera della Sommaria e poi venduto a Marcello Pignone , presidente della stessa. Con decreto del 1 luglio 1553 la Regia Camera fece la liquidazione delle rendite dei corpi feudali della Terra di Oriolo e dei suoi casali. L'atto di vendita venne poi confermato e ratificato da Filippo II il 12 aprile 1558. Con il matrimonio fra Aurelio Leone e Costanza di Sangro del Carretto i Pignone diventarono Pignone del Carretto. Nel 1571 un folto gruppo di Oriolesi partecipò alla battaglia di Lepanto. E' doveroso ricordare Michele Angelo d'Uva che,insieme ad altri volontari, seguì Don Giovanni d'Austria, figlio di Carlo V. A ricordo venne introdotta in Oriolo la devozione e la festa della Vergine del Rosario, celebrata la prima Domenica di Ottobre. Nel 1647, durante la nota rivoluzione di Masaniello, i rivoltosi oriolesi occuparono il castello, danneggiando suppellettili e saccheggiando tutto, dopo di aver costretto il Pignone ad arrendersi.

L' 8 gennaio 1693 un evento tellurico interessò tutta la Calabria ed anche Oriolo, ma la struttura urbanistica del borgo resse alle scosse. Gabriele Barrio nel suo "Antichità e luoghi della Calabria" così descriveva Oriolo: " Quindi vi è la cittadella di Riolo, su una roccia,in posizione elevata; intorno ad essa sovrastano i monti... vi si produce un vino rinomato, ci cresce anche il cotone ". Oriolo, a partire dalla formazione della sua struttura urbanistica civile, impreziosì nei secoli il suo tessuto urbano con cellule finalizzate al culto religioso. Alcune di queste erano e sono rimaste dei veri e propri monumenti nazionali. Purtroppo di alcune strutture rimangono solo i resti che però archeologicamente testimoniano l'importanza e l'efficace presenza storica.

A metà '400 nel luogo della Ravita ed a ridosso del Borgo venne costruito il convento dei Minori claustrali del 3° Ordine di San Francesco d'Assisi . Detto convento, fino al 1691, dette ben sette padri provinciali fra cui Padre Bonaventura, morto in odore di santità. Era depositario della reliquia di S. Francesco di Paola che padre Dionigi Colomba portò dalla Francia,quale dono della regina Caterina dei Medici. Tempo addietro è stata individuata dall'allora assessore alla cultura del Comune di Oriolo la cappella di famiglia di padre Colomba, oggi indicata da una lapide commemorativa. Un atto notarile del maggio 1680, ritrovato dal prof. Vincenzo Toscani, ci indica che in detto anno la reliquia era già in Oriolo. Manca pertanto nell'elenco stilato il 6 dicembre 1808 da mons. Danicourt, per delega del vescovo di Tours. Il convento dei terziari venne soppresso con decreto del 7 Agosto 1809. Oggi, purtroppo, dell'antico convento rimangono pochi resti che, comunque, meriterebbero essere valorizzati.

Ai margini del Centro storico, "extra menia", fu costruita la chiesa di Santa Maria delle Virtù cui fu annesso un ospedaletto, frutto del testamento di Fernando Carmando, morto nel 1640. Sia la chiesa che l'ospedale erano ius patronato dei Buoni Fratelli di S. Giovanni di Dio per cessione del diritto da parte dell' Università di Oriolo. Sulla facciata dell'attuale chiesetta campeggiano lo stemma dei Pignone e quello francescano, datati 1651.

Sparse qua e là nel centro storico vennero costruite cappelle devozionali sia da parte di privati che dell'Università. Si citano la cappella di S. Francesco di Paola , inserita nel palazzo Toscani, di S. Michele , oggi distrutta e sull'omonima piazzetta, della SS.a Annunziata ius patronato dell' Università, nelle vicinanze della Chiesa madre. Quest'ultima fu ed è il centro della religiosità del popolo oriolese. Il titolare è S. Giorgio , da sempre protettore di Oriolo.

Nel 1860 venne "nominato" nuovo protettore S. Francesco di Paola . La devozione al Santo di Cappadocia venne importata nel periodo delle Crociate e la tradizione vuole che siano di questo Santo i resti del cranio, oggi venerati e conservati in un reliquiario di argento settecentesco, ma nel seicento sicuramente posti dentro lo scudo della statua d' argento. Nel 1461 la chiesa era già un grosso impianto, costituito da due navate. Alla presenza di"molti ufficiali e regi consiglieri" venne in essa letto l'atto di clemenza di Ferdinando I d'Aragona, figlio di Alfonso il Magnanimo, nei confronti dei Sanseverino. Durante la rimozione del pavimento, nel corso del primo intervento di consolidamento dello stabile da parte della Soprintendenza di Cosenza venne alla luce il colonnato del primo impianto. L'elenco degli Edifici Monumentali del Ministero dell'Educazione Nazionale (Roma 1938) riporta alla voce Oriolo: Chiesa arcipretale di S. Giorgio Martire, al corso Vittorio Emanuele, per gli avanzi dell'antica torre campanaria in pietra vista (secolo XV), e per il portale con cimasa e bassorilievi del Crocefisso e santi. La Chiesa,oggi a tre navate perchè ampliata nella seconda metà del 1700,conserva importanti opere d'arte.

Nel 1985 l'Ispettore onorario della Soprintendenza ha stilato un catalogo integrale, inviato al Ministero dei Beni Culturali, di tutte le opere d'arte esistenti nella Chiesa di S. Giorgio, tutelate dalla legge 1089 del 1939. Per interessamento dello stesso nel 1978 è stato recuperato un monumentale altare ligneo con ciborio madreperlato di stile barocco, proveniente dal convento dei Cappuccini di Oriolo. Fecero parte dello stesso recupero:la campana di S. Maria delle Grazie (1777), un Ecce Homo in terracotta del settecento, la fontana del pellegrino.

Provenendo dalla S.S. 481 l'occhio viene colpito da un grande palazzo, nella parte perimetrale del borgo: è palazzo Giannettasio . La sua struttura odierna è riferibile al 1700. Lo stabile conserva ancora intatto il salone delle feste con soffittatura decorata e una stanza con soffitto su cui è affrescato un S. Giorgio che uccide il drago. Sul portale in pietra si può ancora notare lo stemma della Famiglia le cui arma è così descrivibile: D'azzurro ad un braccio armato d'argento, impugnante nella mano di carnagione un dardo di oro, con la punta in giù, nell'atto di ferire un drago dello stesso, coricato.

La vita religiosa in Oriolo ebbe la massima fioritura nel 1700. Esistevano allora 6 cappelle laicali, 3 congregazioni ed 1 confraternita. L'ultima confraternita, quella di S. Giorgio, sopravviveva ancora nel 1926-29, avendo allora donato una campana ancora oggi esistente e situata sui resti dell'antico campanile. Fra le principali opere pie ricordiamo S. Maria le Virtù, S. Rocco, S. Giuseppe, l'Annunciata, S. Michele, il Pio Monte dei Morti con un ammontare dell' " annuo censo lordo di 57 ducati e grana 68 ".(1819)

Sono inoltre da menzionare uomini di grande cultura e di fervido impegno pastorale: l'arciprete don Francescantonio Toscani , lo storico e giurista Giorgio Toscano , il sacerdote Francesco Giannettasio , protonotario apostolico, che scrisse nel 1774 la "Storia del Regno di Napoli", don Giuseppe di Gesù che fu maestro dei Carmelitani scalzi nella Madre di Dio in Napoli, il vescovo mons. Emanuele Pignone del Carretto , nato nel castello di Oriolo, grande teologo,esaminatore dei vescovi e confessore del Duca di Calabria poi re di Napoli.

--- a cura del Prof.Vincenzo Toscani ---

Per chi fosse interessato ad una trattazione più dettagliata della storia di Oriolo, è disponibile il file in formato Word: ORIOLO.ZIP