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Giorgio Maiuri

Giorgio Maiuri


Nasce il 20 Aprile, a Corigliano calabro per esigenze di cure mediche della mamma, ma in realtà è Oriolo Calabro il suo vero paese. Infatti vive ed opera qui, in questo antichissimo comune della calabria, al confine con la Basilicata, sulla costa jonica, che ancora possiede un bellissimo borgo medievale. Dopo l’Istituto Tecnico, si indirizza agli studi filosofici; si iscrive, infatti, al corso di Laurea in Filosofia presso l’Università Cattolica di Milano. Intanto, già dalle superiori coltiva il disegno, la fotografia e scrive poesie. È la strada che riconosce come propria per far emergere la sua sensibilità. “Ad ogni passeggiata, ad ogni giro, qualsiasi cosa io veda sento la necessità di riportare sulla carta, su un pezzo di ferro, persino sul cemento ciò che osservo e percepisco.”

La scoperta della pittura e dell’ attività artistica
Ben presto, la sua vocazione per l’arte prende il sopravvento e comincia un vero approfondimento da autodidatta. Lascia l’università e Milano, e torna ad Oriolo. Si ritira nella sua casa in campagna a studiare. È curioso dei classici, ma anche dei moderni, ma ciò che lo attira da sempre sono le forme espressive alternative. “La ricerca dell’espressione artistica è qualcosa che ho dentro da sempre … … è come un bambino che preme per uscire, per scoprire, per toccare, per dare all’adulto la possibilità di ideare e realizzare …” Successivamente inizia un periodo in cui viaggia molto: dopo le classiche mete europee si dirige soprattutto in Africa dove visita la Tunisia, il Marocco, il Kenia, la Tanzania; ma si reca anche in Asia, in India e nello Sri Lanka, e in America Latina, dove scopre il Messico. “È stato toccare con mano altre culture e altre arti. Ho visto come, in queste parti del mondo, avorano i materiali, in luoghi dove tutto è fatto in modo manuale, artigianale … Ho imparato tanto da tutti : il legno dell’India, i minerali dello Sri Lanka, i colori del Marocco, le stoffe del Messico …”

La filosofia delle sue opere
“Giorgio Maiuri sta cambiando destinazione d’uso all’arte” Orlando Piraccini - critiche d’arte “L’universo degli uditori” - Castrocaro Terme, settembre 2004 L’opera di Giorgio Maiuri ha espressioni multiple: è ricerca di equilibrio estetico, è studio della forma, è uso particolare del colore; mentre plasma - con creatività - i materiali, fa emergere il suo sentire interno, vibratile e carico di forti emozioni; è testimonianza e memoria di sé, dell’oggetto, dell’ambiente circostante; è confronto con gli altri, a livello micro con chi guarda le sue opere e viene stimolato nella fantasia e nella sensibilità. Ma è anche confronto con il macro, quando egli fa emergere e porta in giro il suo mondo e si incontra e si incontra e si scontra con ciò che trova lungo la strada; “L’arte è non far morire le cose, è ridargli valore, farle rivivere in uno spazio/tempo diverso, ma con la memoria del loro vissuto. È raccogliere ciò che parla di noi, del nostro sentire, della nostra terra, del nostro ambiente” “L’arte per me è uno scambio culturale, nel senso più ampio.
Io racconto di me e gli altri con le loro forme ed espressioni mi raccontano di loro.” “Per me è tutto arte… … anche il viso di una persona quando mi fa capire cosa ha dentro.” “Mi piace confrontarmi anche con le altre regioni, con le altre parti del mondo … anche con la musica … con la poesia …”

Le tecniche artistiche
Usa da sempre tecniche miste, senza privilegiarne una specifica. Dipende dall’estro del momento, da ciò che ha a disposizione, dall’ idea emersa nell’osservazione dei materiali. Gli strumenti sono tra i più vari : spatole, cacciaviti, talvolta pennelli, pinze, lamiere; usa attrezzature di fortuna, ma anche la fiamma ossidrica, con padronanza e professionalità. Predilige - però - le mani, il toccare il materiale, manipolarlo, trasformarlo; ed in questo è sicuramente favorito dalla sua forte manualità. Si esprime sulla tela, ma anche sul legno, sulle “scone”, sui mitici “ciramiu”, ma anche sul cemento, catrame, sabbia, vetro e vetroresina. L’unica costante dei suoi lavori è che i materiali siano “poveri”, meglio se di recupero. “Mi piace riciclare, utilizzare prodotti che sembravano ormai finiti, morti. Uso cose che abbiano già una loro storia alle spalle, un loro vissuto da re superare e da far rivivere in forma diversa.”